Storie in gara: These Sweet Days., Stelle Cadenti, Leggere, prima di votare. ;D

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Julinnie
view post Posted on 24/5/2009, 12:26     +1   -1




Storie in gara: These Sweet Days.

Nickname: elyxyz
Genere: commedia
Avvertimenti: one-shot
Rating: verde
Personaggi: Tamaki Suou e Haruhi Fujioka [friendship o pairing a scelta]; il resto degli host ha una presenza marginale.
Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto.
Ho verificato i nomi delle tazze da tè, che sono realmente esistenti. Alcune riproduzioni vengono vendute ancora oggi. Ho attinto alle informazioni e alle descrizioni da vari siti web, in questo non vi è alcuna forma di appropriazione o di lucro da parte mia.
Note dell’autore:
Nella fic vi è un piccolo accenno all’episodio n°2 dell’anime, con Suzushima senpai e Kasuga-chan.
Chicchera = tazzina
Blackberry = mora di rovo
Gateau = torta, dolce
Bien sûr = certamente, certo.

“Il Gyokuro è il tè verde più pregiato, che viene raccolto una sola volta l’anno, costituito dalle gemme o al più la prima foglia. Dopo l’essiccazione può essere ridotto in polvere per produrre il Matcha destinato alle cerimonie del tè. (…)
La riunione è la manifestazione esteriore di una sensibilità interiore che viene acquisita attraverso lo studio e la disciplina del Chado "il percorso del tè".
Attualmente, le comodità ed i meccanismi moderni hanno alleggerito l’uomo dal lavoro più pesante, il tempo e la fatica richiesti per preparare una tazza di tè sembrano superflui. Ma una tazza di tè, preparata secondo i principi del Chado, è un rituale sviluppato per soddisfare i bisogni dell’uomo, per la tranquillità interiore. E’ un rito semplice ed essenziale che si può sintetizzare nella seguente frase: "La pace in una tazza di tè" (Peacefulness through one bowl of tea)”. [Info dal web]


Teacups Fair & Blackberry Pie [Childhood Memories],
di elyxyz‏

“Sarà una giornata perfetta!” aveva esclamato Tamaki, congratulandosi con se stesso per la brillante idea che aveva avuto. “Estremamente proficua!”

Haruhi, al suo fianco, lo guardava perplessa: “Sinceramente, senpai, io non capisco la necessità di tutta questa segretezza.”

“Vedi, mia cara: per carpire le preferenze ludiche della plebe, bisogna mescolarsi ad essa e studiarla con occhio critico!”

“Ma…”

“Ricorda che questa non è una visita di piacere!” aveva agitato l’indice verso di lei, con chiaro intento di negazione. “L’Host Club è qui, questa domenica, per osservare e fare tesoro, di modo che le nostre clienti siano sempre soddisfatte! Vedrai, quando costruiremo il nostro Host Park, rimarranno estasiate!” aveva gongolato.

La ragazza aveva sospirato, rassegnata. “Tamaki senpai, il parco dei divertimenti in costruzione apparterrà alla famiglia di Ootori senpai, non al nostro club… e poi non credo che così passeremmo inosservati…” aveva indicato un’anonima divisa blu alla marinaretta che era stata costretta ad indossare per l’occasione.

Il giovane Suou, che portava l’equivalente uniforme maschile, aveva raddrizzato con orgoglio il proprio colletto inamidato. “Abbigliati in questo modo, ci confonderemo con le folle studentesche proletarie e faremo meglio il nostro lavoro di investigazione!”

Fujioka aveva raccolto la propria pazienza prima di parlare. “I ragazzi proletari non girano in divisa nei momenti di svago, soprattutto di domenica!”

Il bel volto del Lord si era gelato all’istante. “Ah.” Si era chinato affranto a terra, a fare cerchietti col dito nella polvere. “Ma non potevi dirmelo prima?” aveva piagnucolato.

“Ci ho provato diverse volte, però non mi hai dato retta.”

“Ne sono mortalmente dispiaciuto, Haru-chan!” si era scusato, stringendole le mani con le proprie. “E’ imperdonabile, da parte mia, non aver dato ascolto ai tuoi saggi consigli…”

“Ormai è tardi, senpai.” Lo aveva liquidato, sciogliendo il contatto senza tante cerimonie.

“Potremmo comunque approfittare dell’occasione, eh?” aveva proposto, speranzoso, con gli occhioni luccicosi spalancati.

Additando la familiare combriccola che li aveva preceduti in fila all’entrata, Haruhi aveva assentito. “Credo che gli altri lo stiano già facendo!”

S’erano quindi incamminati per raggiungerli, lasciando vagare lo sguardo davanti a loro, dove decine di famiglie e loro coetanei si stavano svagando, tra musiche un po’ stagionate, giostre variopinte, palloncini colorati e schiamazzi di paura e divertimento.


Quando, il giorno addietro, Tamaki aveva esordito con una sua ennesima trovata - stavolta sui Luna Park -, i ragazzi avevano accolto l’idea con entusiasmo e Haruhi si era rassegnata a seguirli, benché quella domenica pomeriggio avesse programmato di fare il bucato.
Nessuno le avrebbe tolto di mente che quell’azione di spionaggio non fosse altro che un pretesto per passare del tempo insieme a divertirsi. Ma in fondo stava bene con loro, perciò non aveva rifiutato.


E così era finita col farsi trascinare tra le bancarelle e le varie attrazioni: i gemelli avevano fatto ben cinque giri di filato sulle montagne russe, sfidando il loro buonsenso e il loro stomaco; Honey e Mori avevano effettuato una gara di tiro al bersaglio, lasciando sul lastrico il povero ambulante: avevano sbancato praticamente tutti i premi a disposizione e siccome Haninozuka senpai era certo che il suo coniglietto si sarebbe offeso se avesse adottato un altro animale, aveva lasciato ad Haruhi l’intera vincita. Alla fine, il buon cuore di lei aveva prevalso, facendola rinunciare al generoso regalo offerto. Ma i ragazzi avevano insistito a tal punto da costringerla ad accontentarsi almeno di un gigantesco cane di pezza morbidissimo, - che Mori si era offerto di portarle, data la mole consistente - due bambole di pezza dall’aria vagamente inquietante, una papera quaquereggiante e un orsetto dolcissimo a cui nessuno - le aveva detto Tamaki - avrebbe saputo resistere.

La tappa successiva li aveva portati alle bancarelle dei dolci, tra mele caramellate e zucchero filato, per la gioia di Honey senpai.
Poi avevano assistito allo spettacolo di magia di un esperto illusionista; avevano fatto un giro sul trenino elettrico che percorreva il perimetro dell’intero parco, avevano messo ai voti l’idea di entrare nella casa dei mostri.
Sull’immensa ruota panoramica, avevano ammirato il paesaggio dall’alto, dove le persone sembravano piccole piccole e dove si era scoperto che Ootori senpai preferiva di gran lunga rimanere con i piedi a terra, ma lui avrebbe negato questa sua debolezza sino alla morte. La loro.

Glissando le battutacce dei gemelli con una freddezza austera che prometteva future ritorsioni, Kyoya si era seduto su una panca di legno sotto l’ombra di un albero, bofonchiando qualcosa su una transizione urgente da completare, e aveva infilato il naso nel palmare, ignorandoli tutti.

Le due pesti si erano allora fiondate sulla giostra più vicina, aspettando che sbollisse l’arrabbiatura, e avevano trascinato gli altri con loro, istigandoli all’ennesima gara. Non che la giostra delle tazze girevoli fosse esattamente ‘la competizione per eccellenza’, ma con quei due diavoli ogni pretesto era buono.
Alla fine, avevano persuaso il piccolo Honey, e il senpai li aveva seguiti, scortato dall’inseparabile cugino; mentre Tamaki, Haruhi e i pupazzi vinti avevano gentilmente declinato l’offerta e si erano appoggiati alla balaustra che circondava l’attrazione restando a sorvegliarli.
Benché i sedili fossero ampi, Kaoru e Hikaru avevano preso possesso di una tazza a testa, giurandosi un duello all’ultimo sangue. Invece Haninozuka senpai se ne stava appollaiato sulla spalla di Mori senpai, mentre questi faceva girare la loro giostra ad una velocità più moderata e, quando passavano accanto ai loro amici spettatori, li salutavano allegramente, intanto che i gemelli si sbracciavano invano, nel tentativo di girare su se stessi il più velocemente possibile.

“Non so se mi preoccupano di più quando sono in combutta o in competizione tra loro!” scherzò Fujioka, impostando un tono semiserio.

“Neanch’io!” convenne il giovane, lanciando un’occhiata all’amico in disparte. “Ma credo che Kyoya troverà il modo di vendicarsi, prima o poi.”

“Il senpai è ancora arrabbiato?” si interessò Haruhi, guardando il ragazzo moro intento a trafficare col piccolo, inseparabile portatile ipertecnologico. “Vado a chiedergli come sta.”

Qualche istante dopo, la ragazza si rimise al fianco del Lord.

“Perché hai uno sguardo così stupito?”

“Ootori senpai dice che ha scattato delle foto dei ragazzi mentre sono sulle giostre e le sta rivendendo alle nostre clienti in un’asta on-line.” Dichiarò, sconcertata.

Ma Tamaki, anziché biasimarlo, sorrise gioioso. “Benissimo, il nostro club ha continuamente bisogno di nuovi fondi per poter offrire sempre il meglio alle nostre preziose principesse!”

“E allora perché non ti unisci al gruppo per contribuire?” lo incitò, con un vago tono di delusa recriminazione.

“Non si abbandona da sola una gentile fanciulla, anche se è l’Host Club a richiederlo.”

“Non ti preoccupare, senpai, so badare benissimo a me stessa!” protestò lei, ma non ottenne la risposta che si aspettava.

“In verità… Oggi niente lavoro.” Confessò candidamente, accarezzando l’orsetto che si era ritrovato in braccio.

Quindi era vero, si disse lei. La missione sotto copertura aveva in realtà un secondo fine.

“Sai, Haru-chan? Non ero mai andato in un Luna Park, prima d’ora.” Riprese d’un tratto, senza curarsi del discorso precedente. “Non ne ho mai avuto l’occasione.”

“Intendi dire che hai frequentato solo intrattenimenti per ragazzi ricchi?”

“No, neppure quelli.” Sorrise in modo nostalgico. “Eppure, questa giostra con le tazze mi è in qualche modo famigliare, mi riporta alla mia infanzia.”

Haruhi avrebbe voluto chiedere il perché, ma attese che fosse lui a parlare, se avesse voluto confidarsi con lei.

“Rideresti, se ti rivelassi che da piccolo passavo il tempo a bere del tè? So che può sembrare un’affermazione poco virile, detta così, ma...”

“Io non ci trovo niente di male nel bere del tè, senpai.” Dichiarò, con l’abituale tono pratico.

“Ma io non sto parlando dell’iniziazione alla nobile scuola dell’onorevole arte Chado!”

“Oh, neanch’io.” Chiarì lei. “La pace in una tazza di tè.” Recitò ridondante. “E’ una bellissima filosofia di vita, certamente; ma lo è altrettanto centellinare un infuso da una tazzina, dividendo il tempo con una persona che ami.”

Tamaki sussultò sorpreso, colpito dalla sconvolgente semplicità con cui Fujioka aveva delineato quel pezzo della sua vita e i sentimenti ad essa collegati.

“L’antica cerimonia del tè l’ho imparata qui in Giappone, per compiacere mia nonna. Ma hai ragione tu: sono altri, i riti che ho imparato ad amare.” Si zittì un istante, per raccogliere le idee o forse il coraggio. Poi riprese. “Mia madre era di salute cagionevole, non poteva allontanarsi da casa, non sarebbe riuscita ad accompagnarmi in un posto come questo.
Perciò, passavo le mie giornate con lei, le tenevo compagnia suonandole il pianoforte, leggevamo libri di avventura e di luoghi che non avremmo mai potuto visitare.
Durante i nostri lunghi pomeriggi, quando si sentiva un po’ meglio, scendevamo in cucina e preparavamo assieme la merenda.
C’era uno sgabello su cui salivo per raggiungere la giusta altezza del tavolo, e disponevamo le ciotole, i componenti dosati, il mattarello per stendere la pasta, l’acqua, le formine per i biscotti o la tortiera da imburrare.
Era bello giocare con la farina, mescolare gli ingredienti, sbirciare nel forno la lievitazione, o se era giunto il punto di cottura.
Io stesso andavo dietro casa nostra, nel pollaio, e raccoglievo le uova fresche deposte dalle galline; successivamente mi recavo nell’orto che c’era di fianco e sceglievo i frutti freschi che avremmo usato per la guarnizione.
Per quanto la nostra cuoca fosse brava, le torte che cucinavamo io e la mamma avevano un sapore speciale. Quella con le more era la migliore in assoluto, la mia preferita.
Poi preparavamo il tè, che avremmo bevuto insieme.
Maman aveva un’intera collezione di chicchere pregiate, e io mi divertivo a servirglielo, scegliendo ogni giorno un servizio diverso.”

Haruhi si raffigurò nella mente l’infinità di volte in cui aveva visto il Lord riempire le tazzine alle tante ospiti, con gesti misurati e accorti, e soprattutto con impegno e devozione, come se fosse un rituale antico da far rivivere.

“Alle volte, quando non riusciva ad alzarsi, facevamo finta di cucinare le torte lì, sul letto, ci inventavamo gli ingredienti con le cose che lei aveva nella stanza. Niente torte di terra e fango, beninteso, ma il libro sul comodino diventava un vassoio intarsiato; i suoi orecchini di perle erano dolcetti ricoperti di glassa; il lenzuolo era la tovaglia, naturalmente. Io sceglievo le tazze ugualmente, e fingevamo di sorbire un tè verde, una tisana al gelsomino o un infuso di bacche e ribes.”

“Non… non ti mancavano degli amici con cui giocare?” si sorprese a chiedere.

“Forse. Ma ero felice di starle accanto. Lei era tutto il mio mondo.

Mentre si sistemava la frangia bionda con finta noncuranza, non si arrischiò a incrociare i loro sguardi.
Se non avesse guardato la giostra delle tazze, non avrebbe mai confessato a nessuno questa parte privata della sua vita. Solo Kyoya sapeva qualcosa, e neanche tutto.
Ma si era confidato con lei perché il suo silenzio e la sua riservatezza lo incoraggiavano. Sapeva che poteva fidarsi di Haruhi. Non era la prima volta che accadeva, e dopo averlo fatto si sentiva sempre un po’ più leggero.

“La vedi quella color verde intenso, con bordo e manico con le rifiniture gialle?” attese che lei la inquadrasse.

“Quella occupata da Kaoru?”

“Non so se è Kaoru o Hikaru…” ammise. “Ma certamente è una buona imitazione di una tazza ‘Ginori’.”

“Ne riconosci altre?” s’interessò lei, incuriosita dall’insolita lezione.

“Quella su cui siedono Honey e Takashi-kun è una ‘Meissen’ e… questa, che sta girando vicino a noi, è una ‘Wedged’; l’altro gemello Hitachiin usa una ‘Worcester’, mi sembra.”

“E poi?”

“La ‘Roslyn’ ha i fiorellini con i petali gialli, la parte centrale è quasi arancione, e peduncoli sono rosso corallo. La scorgi là in fondo, dov’è seduta quella coppia di graziose signorine vestite in jeans.”

“E la teiera?”

“E’ una ‘Biedermeier’, senza dubbio. Raffigurazione di scene esotiche, manico a riccio, una riproduzione abbastanza fedele. L’originale risale all’epoca napoleonica.”

“E la tua preferita qual è?”

“La ‘Rosenthal’. Ha una lavorazione a rilievo, con gli inserti in oro su fondo avorio. Qui non c’è.”

“Ah, no?”

“Devo confessarti che in realtà è una coppa da consommé. Ma me ne sono innamorato la prima volta che l’ho vista. Aveva delle roselline adorabili.”

“Non sapevo avessi la stessa passione per le tazze di Suzushima senpai e Kasuga-chan!”

“Forse è così, ma per motivi molto differenti.” Concesse. “Un giorno, mi piacerebbe farti conoscere mia madre, credo che la affascineresti. E dopo potrei offrivi il tè, nelle tazze della mia infanzia.”

“Sarebbe molto bello.”

Tamaki si rabbuiò. “Ma non so se…”

“Vedrai che prima o poi avremo quest’occasione!” lo persuase, convinta. “Comunque adesso non sei più solo, no? Ci siamo noi a tenerti compagnia! Però… senpai… se desideri che i ragazzi passino del tempo libero a divertirsi con te, non dovresti ricorrere a pretesti o sotterfugi. Dovresti essere onesto, perché loro sono tuoi amici. Sono certa che avrebbero accettato volentieri, se tu gliel’avessi chiesto.”

Il Lord sorrise colpevole. “Hai ragione. Farò tesoro di queste parole.”

“Bene! E ora ti andrebbe di fare un giro in giostra?” propose lei, prendendolo per mano e trascinandolo verso la fila in attesa di salire.

“Ma…” Il ragazzo osservò riluttante i gemelli scatenati. “Non voglio che il giro sulle tazze diventi una sfida.”

“Non dovrà esserlo, se non vuoi. Aspetteremo che gli altri scendano, poi saliremo noi. Sarà un giro tutto nostro.”

“D’accordo.”

Mentre si dirigevano al cancelletto, Mori fece loro capire che sarebbe andato al chiosco delle torte lì di fronte, perché per Honey-senpai era tempo di fare merenda per la terza volta.

“Haru-chan, desideri anche tu qualcosa?”

“No, grazie.” Rifiutò. “Però… senpai, posso chiederti una cosa?”

“Dimmi...”

“Come mai non ti ho mai visto mangiare la tua torta preferita?”

“Perché conservo il ricordo di quel sapore. Niente reggerebbe al confronto.”

Haruhi arricciò le labbra in modo pensieroso.
“A me non piacciono i dolci, ma credo di aver capito.”

“Non so quando succederà, ma ti prometto che le torte di mia madre ti faranno cambiare idea!” promise il Lord, riacquistando il suo caratteristico buonumore. “Ti offriremo tè e gateau, i migliori del mondo, bien sûr!”

“Accetto.” Annuì lei, mentre Tamaki le cedeva cavallerescamente il passo, prendendole una mano e facendola accomodare nella tazza imbottita. “Ora però godiamoci questo giro. Niente passato o futuro. Solo questo.



Note: *Go: gioco giapponese simile agli scacchi, ma più semplice.


about candies and outlaws
di Kaho chan

Hirio Fujioka saltellava allegro, rischiando ad ogni movimento di urtare col gomito qualcuno dei visitatori del Lunapark, allestito recentemente in città.
Un passo più indietro, Haruhi lo seguiva silenziosa, lasciandosi trascinare nella folla dalla forza gentile di Hirio, che le stringeva forte una piccola mano e osservava ogni attrazione del lunapark, con occhi brillanti d’entusiasmo.
Formavano una coppia curiosa: un padre giocoso, che trascinava la figlia per ogni giostra, e una bambina che non sembrava desiderosa di assaggiare lo zucchero filato e di salire sulle giostre.
Anzi, era stata Haruhi a fare da genitore a suo padre: aveva dovuto fermarlo prima che si intestardisse di vincere un pesce rosso, l’aveva consolato dopo un giro sul bruco-mela da cui Hirio era uscito terrorizzato, e gli aveva offerto il suo gelato.
A Hirio, però, tutto questo non dava fastidio.
Gli piaceva che Haruhi gli stesse accanto, e che si lasciasse trasportare pazientemente in tutti quei giochi in cui non aveva voglia di cimentarsi. La sentiva alla sua sinistra, mansueta, con gli occhi grandi che osservavano il mondo e si sentì grato che, in quel momento, Haruhi riuscisse a guardare la vita senza intristirsi.
D’un tratto la vide torcere il collo seguendo un carretto che esibiva in bella mostra una serie di frittelle di mela e di ciambelle, che dondolavano legate a fili.
Nell’aria rimaneva l’odore dolciastro di fritto che, due anni prima, invadeva la loro cucina di domenica.
Si fermò bruscamente e Haruhi gli cozzò addosso, alzando immediatamente gli occhi verso suo padre. Lui contraccambiò a lungo lo sguardo e le accarezzò con la mano libera i capelli, stritolandole nel frattempo la mano.
«Haruhi, vuoi una frittella?»
La bambina aprì la bocca, e rivide la paura che l’aveva isolata dal mondo nei primi mesi dopo la morte di sua moglie.
«No! Non la voglio! La mamma–» Haruhi esitò mordendosi un labbro, gli occhioni leggermente lucidi. «Lei diceva che non ci si può fidare, magari hanno sbagliato ricetta.»
«Sei sicura di non volerne nemmeno un po’? La mamma non ti ha mai vietato di mangiarne alla mensa della scuola.»
Haruhi scosse la testa e la lunga frangetta scura le coprì gli occhi.
«No.»
Hirio sospirò e si accucciò accanto alla bambina. Le accarezzò gentilmente il capo, socchiudendo gli occhi in modo che Haruhi non potesse accorgersi della sua stessa tristezza.
«Ho capito. Allora proveremo a fare le frittelle a casa, io e te, ma dovrai aiutare il tuo papà imbranato, okay?»
Haruhi annuì con lentezza, avvicinandosi a lui impercettibilmente.
«Ti ricordi la ricetta?»
La bambina annuì di nuovo. «Farina, mele, zucchero, latte, uova. Si mescola tutto e poi si frigge, più o meno.»
«Okay, allora facciamo così: tu leggi la ricetta e papà cucina, così mi mostri quanto sei diventata brava a scuola!»
«Papà tu non sei capace di cucinare» si lamentò Haruhi, imbronciandosi un po’.
Hirio scoppiò a ridere e, all’improvviso, la prese in braccio e Haruhi, strozzando un gridolino, si aggrappò al suo collo stringendosi forte a lui.
«PAPÀ!»
Hirio rise della debole protesta e cominciò a camminare nuovamente per il lunapark, ignorando i tentativi di svincolamento di Haruhi.
«Tesoro, andiamo lì?» propose ad un certo punto, quando fu troppo stanco per tenerla ancora stretta.
Haruhi si calmò e guardò la giostra coi pony meccanici, che Hirio stava indicando. Il suo viso di fece impenetrabile.
«No.»
«Eddai, Haruhi!» la supplicò il padre, rimettendola a terra. «Solo un giro! È bellissima, con tutte quelle luci e i pony colorati! Non ti viene voglia di farci un giro?»
Haruhi scosse la testa. «No.»
«Ma…» Hirio guardò la giostra, poi Haruhi, e poi ancora la giostra. «Guardala
«La vedo papà, ma non ho voglia di andarci. Sono stanca.» la bambina sbadigliò, come per rendere questo dato più credibile. «Però, se vuoi, mi siedo sulla panchina e ti aspetto.»
Gli occhi di Hirio presero a brillare. «Davvero lo faresti? Grazie tesoro! Allora andiamo a prendere il biglietto e poi mi aspetti lì seduta, okay?»
Haruhi allungò la mano verso di lui, e Hirio gliela strinse dolcemente. «Sì.»

Si presentarono davanti al bigliettaio, un ragazzo sulla ventina con una serie di efelidi che gli tempestavano le guance abbronzate.
«Due biglietti?» chiese quello, con voce annoiata, cominciando a batter cassa.
«Oh, no» ridacchiò Hirio. «Uno solo, per me.»
Il bigliettaio li squadrò a lungo, pensieroso. «Ma ne è sicuro?» domandò, con un tono un po’ incerto. Hirio allargò gli occhi.
«Certamente, vero tesoro? L’ultimo gioco e poi torniamo a casa e facciamo una partita a Go*
Haruhi, però, si era già distratta e fissava il poster affisso sotto la cassa, con tutto il regolamento della giostra. Aveva uno sguardo concentrato e Hirio preferì non disturbarla per una sciocchezza.
«Beh, tanto lei è sicura di non venire, questa bambina è una capocciona anche se non sembra!» lanciò un sorriso brillante al bigliettaio, ancora incredulo. «È così strano?»
«Beh, insomma, è un po’ innaturale.» commentò cauto il ragazzo, mettendo tuttavia un gettone arancione sul banco. «1200 yen.»
«Grazie!» esclamò allegramente l’uomo, afferrando il portafogli. «Sa, è che io adoro il lunapark, mentre mia figlia oggi non è proprio dell’umore, pensi che non voleva nemmeno provare il bruco-mela, ma come si va dico io a non salirci, insomma, è– »
Hirio si fermò bruscamente quando Haruhi, svelta e silenziosa, gli sfilò il portafogli dalle mani.
«Haruhi! Che stai facendo?» domandò sorpreso.
Di risposta, la bambina si infilò il portamonete di pelle nella tasca e cominciò a camminare lontano dalla giostra.
«Tesoro! dove stai andando?» Hirio si rivolse al giovane bigliettaio e s’inchinò un po’. «Scusi, non so cosa sia preso a mia figlia! Arrivederci! HARUHI!»
Le corse dietro fino a quando non riuscì ad afferrarle un polso. Haruhi si fermò, voltandosi finalmente verso di lui, ma il suo sguardo era inflessibile e severo e Hirio si chiese cosa avesse mai fatto per essere stato giudicato dalla bambina. Perché era questo, il fatto: Haruhi lo aveva giudicato, lo vedeva dalle sopracciglia leggermente inarcate e dal cipiglio severo della bocca, lo stesso viso che assumeva anche sua moglie quando lavorava sui suoi casi.
«Andiamo.» ordinò perentoria, prendendolo per mano e tirandolo.
«Perché?!» strillò Hirio, seguendola esitante. «Avevi detto ancora un gioco, Haruhi! Un gioco!»
«E infatti lo sarebbe stato, se non mi avessi ingannata.» chiosò Haruhi, incolore.
«E come?»
La bambina si fermò e Hirio dovette colpire ben tre persone per non andarle addosso, procurandosi altrettante botte.
«Ahi! Che diavolo– ?»
«Era un gioco vietato a coloro che hanno più di dieci anni.» Lo sguardo di Haruhi lo colpì come una stilettata. «Stavi per diventare un fuorilegge, papà.»
Hirio inghiottì a vuoto, messo improvvisamente in procinto di trovarsi ingabbiato e con una camice a righe.
«Da futuro avvocato non posso permetterti di passarla franca. Domani niente partita di football.»
Imprigionato a casa sua e costretto a seguire gli ordini di sua figlia. Perché Hirio non poteva che obbedirle, dal bene che le voleva.
Tentò invano di farle cambiare idea, supplicandola, ma Haruhi era lungi dal dimenticare il suo quasi-crimine alla giostra dei pony. Hirio era sicuro che quella giostra lo avrebbe perseguitato ancora negli anni a venire.



Vortice
di cleomery

Un timido raggio di sole spuntò fra le nuvole proprio quando mise il piede fuori dalla soglia del supermercato. La camicia di un rosa pallido con le maniche a sbuffo le solleticava il ventre piatto che si gonfiava ad ogni respiro accompagnato dalla brezza leggera.
Le mani indolenzite reggevano un paio di buste colme di ciò che le sarebbe servito per la sopravvivenza durante la settimana mentre a passi lenti camminava sul marciapiede coperto dai petali bianchi caduti dai ciliegi sul ciglio della strada.
Sospirò appena giunse davanti al cancello di casa poggiando le buste per terra per sfilare le chiavi dalla borsetta bianca con una deliziosa fantasia a fiori.
Pensando che fossero i soliti adolescenti dal basso quoziente intellettivo non si voltò quando udì un rumore di clacson in fondo alla strada.
Si sentì chiamare pochi istanti dopo da una voce troppo familiare che la costrinse a ruotare il capo. Gli occhi nocciola scorsero quel viso gentile e allo stesso tempo irritante di Tamaki che le sorrideva dalla limousine tirata a lucido come uno specchio.
Haruhi Fujioka sapeva che la sua giornata tranquilla e pacifica stava per essere rovinata, però sorrise perchè quando i gemelli si affacciarono dal finestrino porgendole un lecca-lecca rosso e bianco non poté fare altro.
Fece loro cenno di aspettare, corse in casa a poggiare la spesa, poi tornò di nuovo in strada rassegnata a passare un'altra giornata con loro.
Li scrutò con quello sguardo serio ed ingenuo che tutti avevano imparato ad amare e salì in macchina gettandosi in mezzo ad Honey ed Hikaru.
-Dove stiamo andando?- domandò osservando il paesaggio che scorreva veloce fuori dal finestrino.
-Tama-chan ci porta al Luna Park!- le rispose entusiasta Honey ingoiando l'ultimo pezzo del suo lecca lecca.
-Luna Park? Come mai?- continuò Haruihi cercando di capire i motivi che spingevano il Lord a disturbare tutto il club, lei compresa.
-Oggi c'è l'inaugurazione del nuovo Luna Park della mia famiglia e Tamaki voleva esserci.- sospirò Kyoya continuando ad appuntare qualcosa sul suo quadernino. La solita espressione annoiata sul suo volto colpì Haruhi più del solito. Lo osservò a lungo muovere la mano leggera sul foglio, sfiorandolo appena, corrugare la fronte e cancellare qualcosa, poi sospirare e chiudere tutto. Ripose le sue cose in un vano nello sportello, poi si voltò e scrutò Haruhi che lo osservava e sogghigò appena.
Di colpo l'autista si fermò di fronte ad un grande cancello variopinto e li fece scendere. Una musica dolce simile a quella di un carillon li investì in pieno scatenando l'ilarità generale dei ragazzi.
La brezza tiepida di aprile sfiorò il viso a forma di cuore di Haruhi scompigliandole i capelli corti e dal taglio frizzante.
Poco dietro di lei i gemelli prendevano in giro il Lord: quei due non sarebbero mai cambiati e la cosa la faceva stranamente sorridere. Ultimamente prevedere le loro reazioni, specialmente quelle di Hikaru, le dava una piacevole sensazione.
Le arrivarono entrambi alle spalle prendendola sotto braccio cominciando a blaterare qualcosa su una certa giostra su cui volevano salire.
-Haruhi, Papino ti porta a comprare qualcosa da mangiare!- le urlò ingelosito Tamaki vedendo quei due demoni dalle testoline variopinte spingere via la sua bambina.
-Ce la portiamo noi!- replicarono in coro gli Hitachiin facendo una linguaccia al povero Sempai rimasto imbambolato fra la folla.
Honey con in mano un'altro enorme lecca-lecca gli dava pacche di consolazione sulla schiena sporgendosi dalle spalle di Takashi su cui era comodamente seduto.
Hikaru si avvicinò al carretto dei dolci immaginando una Haruhi bambina che si impiastricciava il viso e le mani paffute attendendo con ansia di mangiare il suo zucchero filato.
-Haruhi, guarda, ne dividiamo uno?- le chiese indicando un bastoncino di zucchero filato, lei sorrise dolcemente ed annuì mentre il ragazzo si giustificava dicendo che non sarebbe mai riuscito a finirlo da solo.
Si toccò i capelli leggermente imbarazzato e si mise in coda in silenzio osservando la biondina col grembiule rosa roteare il bastoncino di legno dentro un grosso contenitore fino a tirarne fuori una nuvoletta rosa e spumosa.
Subito il profumo dolciastro gli solleticò le narici riportandogli alla memoria i giorni in cui lui e Kaouru si sedevano su una panchina dividendo qualsiasi cosa e anche solo un sorriso bastava a farli felici.
Si allontanò con lo sguardo per osservare la folla che passeggiava fra le giostre facendo caso solo in quel momento all'immenso vociare che aleggiava nell'aria.
Una mano gli porse il suo dolce e lo riportò con i piedi per terra. Tirò fuori qualche moneta dalla tasca dei jeans e li porse alla commessa, poi si affrettò per arrivare velocemente alle spalle di Harui porgendole un pezzettino di zucchero che lei strinse fra le dita e portò alle labbra lentamente.
La osservò fare quei piccoli gesti che dopo poco gli provocarono un brivido lungo la schiena. L'ingenuità estrema della ragazza la rendeva comunque seducente, forse più di ogni ragazzina sfacciata e provocante che fosse mai entrata all'Host Club.
Tornarono entrambi sul selciato dove Kaouru avrebbe dovuto aspettarli. Si guardarono intorno cercandolo fra la folla per alcuni minuti senza trovarlo, così si diressero da soli verso le giostre, continuando a staccare pezzettini di zucchero appiccicosi e friabili dal bastoncino.
Non c'era molta fila per salire sulla giostra che avevano scelto, così pagarono il biglietto e presero posto su una delle grandi tazze colorate entrambi con gli occhi bassi e le mani in tasca.
Stare da solo con lei senza Kaouru lo imbarazzava, non era ancora abituato a condividere il suo tempo con qualcuno che non fosse suo fratello e chiudersi in se stesso era un gesto naturale in quei momenti. Haruhi di conseguenza non sapeva mai cosa dire in determinate situazioni, rispettava semplicemente il suo silenzio cercando di non forzarlo alla conversazione.
Sapeva benissimo che aveva bisogno di tempo ed era disposta a concederglielo senza replicare.
Stavano l'uno di fronte all'altro ma incrociarono lo sguardo solo dopo pochi minuti quando Haruhi sorrise vedendolo sbruffare sonoramente. Lui si avvicinò appena e le prese la mano proprio nel momento in cui la tazza cominciò a ruotare lentamente.
Aumentò la velocità della giostra così come l'intimità fra di loro in un crescendo di emozioni tanto nuovo quanto bizzarro.
Sentiva le dita di lui sfiorare le sue con dolcezza, il calore della mano, lo sguardo fisso su di lei tanto da farle imporporire le guance e tutto le sembrava così strano.
La giostra continuò a girare in un vortice di colori chiari e confusi, isolandoli dal resto del mondo che si era ormai ridotto ad una girandola evanescente. Si ritrovarono ancora più vicini dopo l'ultimo strattone della tazza che girando su se stessa stava concedendo loro quegli attimi tanto intensi.
Haruhi sollevò gli occhi nocciola incontrando di nuovo quelli del ragazzo e immaginò di essere una delle tante adolescenti che tengono per mano i loro fidanzati e dolcemente sussurrano parole d'amore.
In quell'istante sognò anche lei di pronunciare qualcosa nell'orecchio di Hikaru.
-Aishiteru*- disse piano piano aggrottando appena la fronte.
Fortunatamente quell'unica parola sfuggita ai suoi pensieri Hikaru non la sentì perchè se l'avesse fatto si sarebbe trovata in un bel guaio.
Tornò a fissarlo proprio nel momento in cui furono costretti ad avvicinarsi ancora a causa della giostra e quello che vide fu uno dei momenti appena immaginati.
I loro visi quasi si sfioravano tanto erano vicini mentre i loro occhi erano ancora incatenati. Haruhi percepì una fitta al petto come se fosse esploso qualcosa dentro di lei e sorrise perchè era proprio come l'aveva immaginato.
Posò una mano sul volto di Hikaru e gli carezzò la guancia, accorgendosi solo in quel momento di quanto la sua pelle fosse liscia e perfetta, mentre scorgeva i suoi occhi spalancarsi per lo stupore.
Scrutò lo sguardo di lui vedendovi per la prima volta quella nota di dolcezza che era sempre rivolta a Kaouru e ne fu felice, felice di essere lei ad essere guardata in quel modo così tenero.
-Non ti sembra un po' strano tutto questo?- le chiese lui arrossendo appena.
Lei in risposta annuì e si mise a ridere allontanandosi senza lasciargli la mano.
Risero insieme per alcuni istanti mentre la giostra rallentava fermandosi pian piano.
La ragazza spostò lo sguardo altrove scorgendo Kaouru che li stava aspettando sorridente lì sotto, così lasciò la mano di Hikaru e insieme gli corsero incontro.
-Vi siete divertiti?- domandò il ragazzo fissando il gemello.
-Sì, Haruhi è sempre un'ottima compagnia!-
-Andiamo a cercare gli altri allora.-
I due sorrisero e la presero a braccetto avviandosi verso la folla e iniziarono a chiacchierare come sempre anche se Haruhi era ancora persa nei suoi pensieri.
Chissà se anche lei un giorno avrebbe pronunciato quelle parole ad una persona speciale. Non le era possibile conoscere il futuro, ma il presente era importante e voleva goderselo fino alla fine.
Haruhi si voltò ancora una volta verso Hikaru che la stava ancora fissando e sorrise nuovamente.
Forse quel giorno non era poi tanto lontano.
 
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Alexluna
view post Posted on 24/5/2009, 14:43     +1   -1




Invito le ragazze a lasciare il link alla propria storia, una volta pubblicata, in risposta a questo topic.
 
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view post Posted on 24/5/2009, 17:01     +1   -1
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Ho caricato la mia fic su EFP
Teacups Fair & Blackberry Pie [Childhood Memories]

dentro la fic ho messo i vari link al forum, al sondaggio, alle altre fic per correttezza.

Mi farebbe piacere ricevere un parere, e magari il voto XD
 
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Kaho chan
view post Posted on 24/5/2009, 19:52     +1   -1




Scusate, è obbligatorio pubblicare? Cioè, lo so che andrebbe solo a mio vantaggio, nel senso, è un modo per propagandare la mia fic, ma sinceramente avevo proprio pensato di non pubblicarla, questa. .__.
 
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Alexluna
view post Posted on 24/5/2009, 20:03     +1   -1




Be', Leti, essendo un sondaggio pubblico, pubblicarla sul forum era il minimo indispensabile. :ahah:
Se tu non vuoi pubblicarla su altri archivi, poi, son affar tuoi giustamente. =)
 
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Kaho chan
view post Posted on 25/5/2009, 12:50     +1   -1




CITAZIONE (Alexluna @ 24/5/2009, 21:03)
Be', Leti, essendo un sondaggio pubblico, pubblicarla sul forum era il minimo indispensabile. :ahah:
Se tu non vuoi pubblicarla su altri archivi, poi, son affar tuoi giustamente. =)

Bene, grazie :)
 
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kajii
view post Posted on 25/5/2009, 15:27     +1   -1




Stoppppppppppppppppppp.
Cosa dici Linnie? T.T
Hai scritto tu quella piccola nota sul go? Grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
Cosa più semplice degli scacchi? Porca paletta: gli scacchi hanno 10 alla 43esima possibilità di mossa, con tredici movimenti, il go ha 4,63 · 10 alla 170esima diverse posizioni possibili con 361 alla 170esima movimenti, aperture tradizionali e non, posizioni "tsuke, ane, boshi" etc. etc.
Non diciamo cavolate ù.ù (toccato nell'orgoglio di giocatore di go)

Edit: Scusa Linnie <.< Infatti mi stavo domandando come non lo sapessi con la tua cultura filogiapponese così avanzata, e tu, Kaho chan, mi hai fatto piangere. XD

Edited by kajii - 28/5/2009, 15:04
 
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~UlissaH
view post Posted on 25/5/2009, 16:37     +1   -1




CITAZIONE (kajii @ 25/5/2009, 16:27)
Stoppppppppppppppppppp.
Cosa dici Linnie? T.T
Hai scritto tu quella piccola nota sul go? Grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
Cosa più semplice degli scacchi? Porca paletta: gli scacchi hanno 10 alla 43esima possibilità di mossa, con tredici movimenti, il go ha 4,63 · 10 alla 170esima diverse posizioni possibili con 361 alla 170esima movimenti, aperture tradizionali e non, posizioni "tsuke, ane, boshi" etc. etc.
Non diciamo cavolate ù.ù (toccato nell'orgoglio di giocatore di go)

Delle volte mi spaventi <.< Io mi accontento del Ma jhong (non so neanche se si scrive cosìXD)
 
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Julinnie
view post Posted on 25/5/2009, 16:57     +1   -1




Le note sono dei rispettivi autori, Lò. xD
Sai bene che io e il Giappone andiamo siamo segretamente sposati. u.u (Anche se ammetto di sconoscere il Go X°D ma, insomma, conosco quelli che si vedono nei manga e il Go ancora non l'ho incontrato. /Fine ot)
 
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Kaho chan
view post Posted on 28/5/2009, 12:53     +1   -1




Ammetto la mia ignoranza nel Go, ma ricordavo di aver letto una fanfiction su Shikamaru (Naruto) in cui il gioco era paragonato agli scacchi. Scusate l'imprecisione, tanto non è significativa nella storia la spieazione esatta del gioco.
 
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9 replies since 24/5/2009, 12:26   266 views
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